MARIA LAI ALLA SOLITUDINE: ANDANDO VIA

Andando via

SANTU CÀRALU: UN MICROCOSMO CULTURALE

Immagine tratta dal video “Santu Càralu” di Sandro Lecca
Immagine tratta dal video “Santu Càralu” di Sandro Lecca

Microcosmo

SAS BIRGHINES: LE DOMUS DE JANAS DI NUORO

LA NUORO LETTERARIA NASCE CON L’ATENE SARDA

La Nuoro letteraria inizia a prendere una forma significativa a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Non ci sono solo pastori, contadini e banditi, ma anche tanti “viaggiatori” che battono la Sardegna in lungo e in largo e scrivono testi a prevalente contenuto storico-geografico. Provengono dal resto d’Italia e dall’estero, attratti dall’esotismo di una terra misteriosa e pressoché sconosciuta. Uno dei primi è un tedesco, il cappellano Joseph Fuos, che sbarca nell’Isola nel 1773, inaugurando la letteratura di viaggio in Sardegna. Alcuni visitano Nuoro, sperduta tra i monti, con le sue 3 o 4 mila anime: Della Marmora, Corbetta, Mantegazza, Edwardes, Nurra, che lasciano citazioni mappabili. Sono attratti soprattutto dalla meravigliosa Pietra Ballerina e dalla nuova Cattedrale di Santa Maria, o dal lastricato in granito della Via Majore.

Foto grande: Alberto Della Marmora – Foto piccole, da sinistra in alto a destra in basso: Charles Edwardes, Paolo Mantegazza, Max Leopold Wagner, David Herbert Lawrence, Elio Vittorini.

Altri viaggiatori – la maggioranza – non passano da Nuoro, sembrano quasi evitarla di proposito. Hanno forse letto, prima di mettersi in viaggio, certi giudizi non proprio lusinghieri, come quello dello stesso Della Marmora del 1860. “Il solo edificio pubblico che sia un po’ degno di nota a Nuoro è la prigione…”, scrive il piemontese. Affermazione peraltro vera. Ed è un grande peccato che l’edificio allora più bello di Nuoro, Sa Rotunda, non ci sia più, demolito nel 1975 per essere sostituito da un grigio e inutile fabbricato senz’anima e senza storia. La moda del voyage en Sardaigne prosegue nel Novecento, con altri viaggiatori illustri che giungono a Nuoro (Lawrence, Wagner, Vittorini e altri), rimanendo colpiti, nel bene e nel male, dalla sua “diversità”.

Atene sarda: nasce la Nuoro Letteraria

Ma la vera storia letteraria di Nuoro non inizia con i viaggiatori, bensì con gli scrittori e gli intellettuali della cosiddetta “Atene sarda”, una fantastica invenzione sorta dal nulla, come una magia, tra fine Ottocento e i primi anni del Novecento. Sul tessuto degli amati luoghi si iscrivono le loro parole: dagli antichi vicoli al Corso, dalle case alle chiese, dalle fontane alle tanche, dal Colle al Monte. Una geografia letteraria che persisterà nel tempo, sino ai giorni nostri. 

Li conosciamo bene, questi ateniesi di Nuoro che scrivono: Grazia Deledda, Antonio Ballero, Sebastiano Satta, Pasquale Dessanai, Attilio Deffenu, sino a Salvator Ruju, sassarese cantore di Nuoro, e al “postumo” Salvatore Satta. Con quelle sue sentenze disturbanti, che descrivono Nuoro come “nido di corvi” o paese “che non ha motivo di esistere”. Un paese che intanto, però, diventa coro di voci attraverso le quali comincia a scrivere la sua storia in proprio. Questo è il cuore antico della mappa, che con l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura a Grazia Deledda del 1926 si fa mappa-mondo. Nuoro è ormai città, non rinunciando peraltro a certi suoi tratti di “vita arcaica”, che mescola volentieri all’avanzare del moderno, portatore di nuove scritture e sensibilità. 

Foto grande. Grazia Deledda – Foto piccole, da sinistra in alto a destra in basso: Antonio Ballero, Pasquale Dessanai, Sebastiano Satta, Attilio Deffenu, Salvatore Sattta.

GLI AUTORI E LE OPERE

Gli autori e le opere della Mappa Letteraria di Nuoro è un documento importante, che soprattutto le persone interessate a segnalare nuove citazioni dovrebbero preventivamene consultare. Un autore potrebbe infatti essere già presente con una sua opera nella mappa oppure no. Puoi leggere il documento a questa pagina del sito. Esso contiene la lista, in ordine alfabetico, di tutti gli autori e delle relative opere da cui sono tratte le citazioni inserite nella MLN. 

Non si tratta solo di prose e poesie, ma anche di biografie, memorie, diari, epistolari, resoconti, scritti giornalistici. Sono inoltre comprese opere di taglio storico o geografico, ovvero saggistico, laddove siano presenti brani di carattere narrativo o descrittivo. E le citazioni, ovviamente, devono sempre contenere riferimenti a un luogo preciso e identificabile di Nuoro.

La mappa nuorese non distingue tra “alta” e “bassa” letteratura. Il suo criterio di selezione non è la “qualità” delle citazioni, ma unicamente la loro pertinenza geografica. Senza la letteratura cosiddetta minore, il contributo conoscitivo e memoriale della Mappa Letteraria di Nuoro sarebbe risultato notevolmente impoverito. 

Un forte senso di appartenenza

Scorrendo l’elenco dei nostri autori, si possono fare alcune brevi notazioni. In primo luogo, emerge una decisa prevalenza degli scrittori sardi e in particolare nuoresi, nativi o soltanto residenti che siano. La mappa è in gran parte il frutto delle rappresentazioni prodotte dal localismo letterario sardo-nuorese. Del resto, Nuoro è un isola nell’Isola, e bisogna avere delle buone ragioni, se si viene da fuori, per andarci e soprattutto scriverne. Come le avevano ad esempio Vittorini, Montanelli, Della Marmora, Leopold Wagner.

In secondo luogo, a scrivere di Nuoro sono soprattutto autori maschi, con la grande eccezione di Grazia Deledda. Le sue opere, pervase da un vero e proprio “sentimento dei luoghi”, meriterebbero da sole una mappa dedicata. Si nota peraltro una significativa crescita della presenza di autrici femminili nei periodi più recenti, che inizia a profilarsi negli anni ‘60 del secolo scorso con una straordinaria scrittrice come Maria Giacobbe.

Autori e opere della mappa nuorese ricadono spesso nella categoria di quella che potremmo definire “letteratura memorialistica”. Si tratta di una notevole produzione di testi –  basati sulle memorie personali, storie di vita e tradizioni – che parlano della Nuoro del passato, spesso descritta con nostalgia. Opera esemplificativa di questa tendenza è “Il mio paese è il più bello del mondo” di Gavino Pau, una serie di ritratti della «Nuoro disparita, che nessuno ricorda qual’era». 

Rimane da evidenziare, infine, la più che apprezzabile presenza di opere (prose e poesie) scritte in “limba” o “limba nugoresa”, già fiorente, specie in campo poetico,  ai tempi della mitica Atene Sarda. Essa caratterizza di frequente la letteratura memorialistica di cui si è detto sopra, e costituisce un tratto distintivo della storia letteraria di Nuoro e della Sardegna. Qui si afferma con forza particolare quel sentimento di appartenenza alla “terra madre”, che alimenta visioni a volte di struggente bellezza. Ciò conferisce alla mappa nuorese un “colore” unico. 

LE ROCCE DI GRAZIA

Le rocce di Grazia è il primo video da me realizzato nell’ambito del progetto Mappa Letteraria di Nuoro. L’idea di fondo è di combinare le parole delle citazioni presenti nella mappa con delle immagini che con quelle parole abbiano una qualche relazione. Una relazione di senso, più che di semplice illustrazione o corrispondenza.

Grazia Deledda intratteneva con la natura un rapporto di profonda empatia, quasi di tipo “animistico”, che è un dato ricorrente, se non costitutivo, della sua scrittura. Uno sguardo emozionale sempre naturalisticamente situato, tra cieli e terre, lune, tramonti, elci, pietre. Basti per tutti un passo, tratto da una lettera a Salvator Ruju del 1905. “Veda, quando io sto sull’Orthobene e seduta su una roccia guardo il tramonto meraviglioso, mi pare di essere una cosa stessa con la roccia…”. Una frase che avrebbe potuto scrivere Wolfgang Goethe, un altro grande amante di graniti “la cui potenza eleva la mia anima e le dà solidità”.  E alla Deledda sembra, proseguendo nella lettera, “… che l’anima mia sia grande e luminosa come il cielo chiuso della Barbagia fatale…”. Un’anima grande e forte come la roccia su cui siede.

Anche le portentose rocce che compaiono nel video – girato lungo la parte iniziale del sentiero da Sa Radichina verso Pala ‘e Casteddu – sono le rocce di Grazia. Nei suoi vagabondaggi sull’amato Monte, Grazia è di certo passata di qui e ha visto quello che anch’io ora vedo davanti a me, ma non come l’ha visto lei. Se fosse così sarei un grande scrittore. Lei ha visto soprattutto la forza primordiale e intima della terra che promana da queste rocce dalle forme singolari. Ha visto la loro lotta per “ergersi vittoriose sullo sfondo azzurro del cielo”. Ha avvertito in sé il segreto del mondo che le rocce custodiscono.